Teologia biblica del Vangelo secondo Marco
Beale, G. K., and Benjamin L. Gladd. The Story Retold: A Biblical-Theological Introduction to the New Testament. Downers Grove, Illinois: IVP Academic, 2019, pp. 71-75. Traduzione, completamento ed adattamento di Manuel Morelli.
Chi è Gesù davvero?
Gesù è il Cristo, il Messia divino, il Re eterno e servo sofferente del Signore.
Questa è la risposta data dal Vangelo secondo Marco.
Come Marco ci presenta l’identità divina di Gesù?
Presentando due temi teologici principali: 1) il secondo Esodo e 2) il segreto messianico.
1) Il secondo Esodo
Una delle caratteristiche uniche di Marco è il suo uso del profeta Isaia, in particolar modo il suo tema del secondo Esodo. L’esodo originale di Israele dall’Egitto è di assoluta importanza. Fu questo il momento cruciale nella storia d’Israele quando il Signore ha glorificato se stesso, ha redento Israele dalla schiavitù, ha distrutto i suoi nemici, ha stabilito un’alleanza con il Suo popolo e lo ha guidato in maniera sicura fino alla terra promessa. Gli israeliti non soltanto traevano conforto dalla cura passata del Signore che aveva dimostrato durante il primo esodo, ma essi si aspettavano anche che ancora una volta Dio avrebbe ripetuto quell’evento straordinario. Durante L’Antico Testamento, specialmente nei Profeti, Dio aveva promesso di liberare Israele dalla schiavitù alla fine della storia e di portarli nuovamente alla terra promessa (ad es. Geremia 31:7-11, 31-34; Osea 11:10-11; Michea 5:3).
Il libro di Isaia, forse più di tutti gli altri libri dell’Antico Testamento, dipinge il ritratto della restaurazione definitiva di Israele da Babilonia tramite un secondo Esodo. Il Signore avrebbe manifestato la Sua gloria (Is 40:5; Es 16:7, 10, 24:16) ed avrebbe permesso al Suo popolo di sperimentare ancora una volta l’esperienza del monte Sinai (Is 64:1-3; Es 19). Così come nel primo Esodo, Dio avrebbe condotto Israele attraverso le acque:
“Quando passerai attraverso le acque io sarò con te, o attraverserai i fiumi, non ti sommergeranno; quando camminerai in mezzo al fuoco, non sarai bruciato e la fiamma non ti consumerà” (Is 43:2, 51:9-11; Es 13:17-14:31).
Dio perfino promette di guidare Israele attraverso il deserto come Lui fece la prima volta tramite la Sua nuvola, sia guidando Israele come apri fila che proteggendo la sua totalità, fino alla parte posteriore della carovana:
“Poiché voi non partirete in fretta e non ve ne andrete fuggendo, perché l’Eterno camminerà davanti a voi, il DIO d’Israele sarà la vostra retroguardia.” (Is 52:12, 40:11; Es 13:21-22).
Così come il Signore provvedette cibo ed acqua nel primo Esodo, così Egli farà anche nel secondo:
“Essi pascoleranno lungo le strade e su tutte le alture desolate avranno i loro pascoli. Non avranno fame né sete, non li colpirà più né caldo né sole, perché colui che ha pietà di loro li guiderà e li condurrà alle sorgenti d’acqua” (Is 49:9-10; Num 10:11-32:42).
Il secondo Esodo era atteso da Israele come l’atto di liberazione dall’esilio in Babilonia.
Dio stabilisce in Genesi 12 un patto con Abrahamo di farlo diventare padre di una grande nazione e di donargli in eredità perenne la terra promessa. Da Abrahamo discende la nazione di Israele che dopo essere stata liberata dalle catene dell’Egitto viaggia fino a Canaan per prenderne possesso. Però nella terra promessa (in realtà già nel deserto…), Israele rompe il patto fatto con Dio, si ribella, si prostituisce con altri idoli e quindi meritatamente ottiene il giudizio di Dio che nella Sua giusta ira li scaccia da Canaan e li esilia in Babilonia. Ora Israele si aspetta di essere di nuovo liberato da Dio, come avvenne precedentemente dall’Egitto, per ritornare alla sua casa: la terra promessa.
Dio infatti ha promesso che questo avverrà di nuovo!
Come?
Il famoso servo sofferente di Isaia sarà lo strumento che permetterà la liberazione di Israele dalla schiavitù babilonese (Is 42:1-9; 49:1-6; 50:4-9; 52:13-53:12). Una delle principali differenze tra il primo e il secondo Esodo è la seguente: L’Antico Testamento si aspetta che il secondo Esodo sia un evento puntuale in cui il Signore
- eliminerà completamente il peccato,
- purificherà il residuo fedele,
- creerà nuovi cieli e nuova terra (Is 65:17; 66:22) ossia darà origine alla nuova creazione.
Questa successione di eventi accadrà quando Dio realizzerà il secondo Esodo.
Marco utilizza questa cornice fornita da Isaia e ci presenta molte azioni compiute da Cristo collocandole in perfetta armonia con l’aspettativa di Isaia del secondo Esodo: l’opera di Cristo nei Vangeli è presentata come l’opera stessa di Dio (Yahweh dell’Antico Testamento) che compie il secondo Esodo tanto atteso!
L’enorme influenza esercitata da Isaia sul Vangelo di Marco è in linea con la teologia del discorso di Pietro di Atti 10:34-43. Molte allusioni all’Antico Testamento, specialmente ad Isaia, saturano Atti 10 che conferma la connessione “opera di Cristo” → “secondo Esodo isaiano”. Mentre leggiamo il Vangelo di Marco alla luce del libro di Isaia, presto concludiamo che
Gesù è il Dio di Israele incarnato.
Le opere e le parole di Gesù sono identiche a quelle del Dio dell’Antico Testamento. Gesù è venuto per il liberare Israele dalla schiavitù di Babilonia, una schiavitù che però è principalmente spirituale piuttosto che fisica.
Parte di Israele era rientrato a Gerusalemme dopo l’esilio in Babilonia (sotto la guida di Esdra e Nehemia) ma spiritualmente il popolo di Dio era ancora in esilio ed aveva bisogno di essere liberato. Come un potente guerriero, Gesù conquista e domina sui nemici spirituali del vero Israele: Gesù Cristo sconfigge Satana. Il discendente della donna schiaccia la testa del serpente, adempiendo il protovangelo di Genesi 3:15, e realizza il secondo Esodo! Gesù guida il Suo popolo attraverso il deserto; scaccia via i nemici spirituali di Israele dalla terra promessa, non soltanto sconfiggendo Satana ma anche espellendo le forze demoniache; Gesù stabilisce il regno messianico della fine dei tempi. La gloria del Signore, che ora risiede pienamente nella persona di Gesù, abita con il Suo popolo nella fase iniziale della nuova creazione. Allo stesso tempo Gesù è anche identificato con il servo sofferente di Isaia (Marco 10:45), che soffre per conto di Israele e carica su di Sé la sua maledizione. L’immagine che Marco ci presenta di Gesù è per questo complessa, perfino enigmatica a volte, poiché simultaneamente Gesù è il Signore sovrano di Israele ed anche il servo sofferente di Israele; Egli è Signore e servo contemporaneamente.
2) Il Messia e il segreto messianico
All’interno dei Vangeli sinottici, specialmente nel Vangelo secondo Marco, Gesù insiste con i suoi discepoli ed altre persone nell’occultare la Sua identità. Spesse volte, Gesù chiede di non rivelare che Lui è il Messia divino. I commentatori definiscono questo fenomeno “il segreto messianico”. Ad esempio, Gesù espelle demoni ma proibisce loro di divulgare la sua vera identità:
“Egli ne guarì molti, colpiti da varie malattie, e scacciò molti demoni; e non permetteva ai demoni di parlare perché sapevano chi egli fosse” (Marco 1:34).
Un altro esempio lo possiamo trovare in Marco 8:30, a seguito della confessione accurata di Pietro che riconosce Gesù come il “Cristo” (il “Messia”):
“Allora egli intimò loro severamente di non parlare di lui ad alcuno”.
Se la cosa più importante di tutta la Bibbia è rivelare chi è davvero Gesù, perché Gesù stesso avrebbe impedito di divulgare questa verità liberatoria? Perché Gesù avrebbe impedito ai Suoi discepoli di rivelare agli altri la Sua identità se lui è veramente il tanto atteso Re d’Israele? Non desiderava Gesù far sapere loro che Lui è il Salvatore che è venuto per liberarli dall’oppressione spirituale? La risposta risiede nell’adempimento (controverso) di Gesù delle aspettative di Israele relative al tanto atteso Messia. Affinché possiamo afferrare il significato del “segreto messianico”, dobbiamo brevemente analizzare un paio di testi chiave dell’Antico Testamento che descrivono la venuta del Messia, per renderci conto di cosa si aspettava il popolo di Israele relativamente alla venuta del Re della fine dei tempi.
Molti passaggi dell’Antico Testamento parlano o almeno suggeriscono la venuta del Messia che avrebbe liberato Israele e lo avrebbe redento dalle sue afflizioni. Il termine Messia significa “unto”. L’essere “unti” ha connotazioni relative all’ essere messo da parte, essere separato, essere consacrato per uno scopo distinto e preciso. Troviamo la parola “unto” usata nei contesti del tabernacolo e dell’altare (Es 40:9-11), dei sacerdoti (Lev 4:3; 1 Sam 2:35) e Re (1 Sam 24:6; 26:11), in particolar modo relativamente ai governanti di Israele contemporanei o futuri (Salmi 2:2; 18:50). Il libro di Daniele prevede che il dominatore della fine dei tempi giudicherà le nazioni pagane e stabilirà il regno eterno di Dio (Dan 7:13-14; 2:35, 44-45). Mettendo insieme tutti questi elementi biblici, capiamo che L’Antico Testamento parla di un individuo che è “unto” per uno specifico scopo, ossia governare Israele e le nazioni, e redimere tutta la creazione.
Genesi 3:15 prepara la scena per lo sviluppo della figura messianica, presentandola in forma embrionale quando parla del “seme”: “E io porrò inimicizia fra te e la donna e fra il tuo seme e il seme di lei; esso ti schiaccerà il capo, e tu ferirai il suo calcagno”. Una delle promesse che Dio fece alla coppia originale Adamo ed Eva è quella che i loro discendenti avrebbero costituito due discendenze, una progenie santa ed una progenie malvagia, ed esse avrebbero continuamente combattuto l’una contro l’altra. Un discendente in particolare avrebbe alla fine della storia schiacciato la testa del serpente (Gesù Cristo, l’ultimo Adamo).
Alla fine di Genesi, Giacobbe benedice i suoi 12 figli, e tra questi Giuda riceve una benedizione speciale:
“8 Giuda, i tuoi fratelli ti loderanno; la tua mano sarà sulla nuca dei tuoi nemici; i figli di tuo padre si inchineranno davanti a te. 9 Giuda è un giovane leone; tu risali dalla preda, figlio mio; egli si china, si accovaccia come un leone, come una leonessa; chi osa destarlo? 10 Lo scettro non sarà rimosso da Giuda, né il bastone del comando di fra i suoi piedi, finché venga Sciloh; e a lui ubbidiranno i popoli” (Gen 49:8-10).
Secondo questo passaggio, negli ultimi giorni (49:1) un futuro governante sarebbe disceso dalla tribù di Giuda ed avrebbe sbaragliato i nemici di Israele. Come risultato di questa vittoria decisiva, Israele e tutte le nazioni avrebbero reso omaggio a Lui. In Numeri 24:17, una “stella” sarebbe provenuta da Giacobbe ed avrebbe schiacciato Moab (l’acerrimo nemico di Israele).
Dio stabilisce un’alleanza con Davide in 2 Samuele 7, con la quale il Signore promette di mantenere il Re davidico in Gerusalemme per sempre:
“12 Quando i tuoi giorni saranno compiuti e tu riposerai con i tuoi padri, io innalzerò dopo di te la tua discendenza che uscirà dalle tue viscere e stabilirò il suo regno. 13 Egli edificherà una casa al mio Nome e io renderò stabile per sempre il trono del suo regno” (2 Sam 7:12-13).
Questo Re non solo avrebbe stabilito il regno eterno di Dio ma avrebbe anche costruito il tempio di Dio (casa): Trono e Tempio sono elementi divini strettamente correlati! Dove Dio governa, Dio è anche adorato; il luogo sul quale Dio governa è luogo santo.
Il libro di Isaia profetizza che Il dominatore di Israele degli ultimi giorni avrebbe eliminato i nemici di Israele ed avrebbe governato con giustizia e saggezza. Isaia 11:1-5 descrive questa figura messianica:
“1 Poi un ramoscello uscirà dal tronco di Isai e un germoglio spunterà dalle sue radici. 2 Lo Spirito dell’Eterno riposerà su lui: spirito di sapienza e d’intelligenza, spirito di consiglio e di potenza, spirito di conoscenza e di timore dell’Eterno. 3 Il suo diletto sarà nel timore dell’Eterno, non giudicherà secondo le apparenze, non darà sentenze per sentito dire, 4 ma giudicherà i poveri con giustizia e farà decisioni eque per gli umili del paese. Colpirà il paese con la verga della sua bocca e col soffio delle sue labbra farà morire l’empio. 5 La giustizia sarà la cintura dei suoi lombi e la fedeltà la cintura dei suoi fianchi” (vedi anche Is 9:6-7).
Questo Re della fine dei tempi ristabilirà il residuo di Israele (Is 11:11-16) e porterà a sé tutte le nazioni (Is 11:10-12). Egli è identificabile anche con il servo sofferente presentato nell’ultima porzione del libro di Isaia, il quale produce la liberazione di Israele dalla schiavitù babilonese e rinnova il residuo fedele del Suo popolo (Is 42:1-9, 49:1-6, 50:4-9, 52:13-53:12).
Il fatto che il Messia avrebbe in non certo qual modo sofferto persecuzione è menzionato in diversi passaggi.
Daniele 9:25-26 suggerisce che il Messia sarebbe perfino messo a morte:
“25 Sappi perciò e intendi che da quando è uscito l’ordine di restaurare e ricostruire Gerusalemme fino al Messia, il principe, vi saranno sette settimane e altre sessantadue settimane; essa sarà nuovamente ricostruita con piazza e fossato, ma in tempi angosciosi. 26 Dopo le sessantadue settimane il Messia sarà messo a morte e nessuno sarà per lui” (vedi anche Zaccaria 12:10).
Il Messia sarà lo strumento che Dio userà alla fine dei tempi (negli “ultimi giorni”)
- per distruggere i nemici di Israele,
- per produrre il nuovo Esodo,
- per elargire il perdono dei peccati,
- per realizzare lo spargimento dello Spirito e
- per dare via all’inaugurazione della nuova creazione.
In accordo con L’Antico Testamento e la tradizione giudaica, lo status del Messia è superiore, al di sopra di tutti i Re della storia d’Israele. Il Signore ha promesso di ripristinare il Suo popolo e di regnare su di esso attraverso il Suo Messia in eterno.
In 2 Samuele 7, Dio ha promesso a Davide che i suoi discendenti avrebbero governato Israele. L’Antico Testamento segue lo sviluppo di questa promessa ed il suo adempimento attraverso gli scritti dei Profeti. Il Messia, discendente di Davide, sarebbe stato lo strumento che avrebbe stabilito il regno eterno di Dio e la distruzione dei nemici di Israele.
Strettamente correlato a questo fenomeno messianico è il nuovo Esodo, il quale rende possibile il perdono dei peccati, lo spargimento dello Spirito, l’inizio della nuova creazione, ecc.
Relativamente all’aspetto della sofferenza del Messia, un paio di passaggi sembrano suggerire che Lui avrebbe sofferto e, anche se tale sofferenza non è l’aspetto cardinale del suo ministero, essa sarebbe stata il mezzo tramite cui Dio avrebbe restaurato il Suo popolo.
Ora siamo in una buona posizione per poter rispondere al dilemma del segreto messianico. Perchè Gesù non vuole rivelare la sua identità messianica prima della Croce e della risurrezione? Perchè Gesù doveva alterare e ricalibrare la concezione del Messia e del tipo di regno che Lui avrebbe stabilito che Israele aveva dall’Antico Testamento.
Israele si aspetta la venuta del Messia come un evento glorioso e non di umiliazione. Il Messia sarebbe stato più grande del Re Davide, più glorioso del ricco e celebrato Re Salomone! Israele si aspettava di nuovo sfarzo e ricchezza, gloria militare e indipendenza politica.
Ma il regno della fine dei tempi di Cristo non è contraddistinto da trionfo politico, terreno e fisico ma bensì da sofferenza e morte, almeno nella Sua prima venuta, quella dei Vangeli. Gesù non voleva che le persone pensassero che il Suo scopo principale fosse quello di scardinare il dominio politico Romano. Al contrario, il Suo regno è inizialmente manifestato attraverso il dominio sui nemici spirituali e dalla Sua vittoria invisibile, data però tramite la Sua sofferenza e apparente sconfitta. La sofferenza di Gesù, la Sua morte sulla Croce e il Suo trionfo nella risurrezione adempiono le aspettative dell’Antico Testamento in contenuto teologico; ciò che differisce dalle aspettative è la modalità usata da Cristo.
Nonostante i cantici di Isaia sul servo sofferente ed i Salmi profetici sull’umiliazione del Liberatore messianico, gli Israeliti si aspettavano un nuovo Re vittorioso dal punto di vista militare, politico ed economico.
Secondo L’Antico Testamento, il Messia sarebbe arrivato negli ultimi giorni in maniera invasiva e radicale, risolvendo una volta per tutte la situazione. Certamente Gesù adempie queste profezie ma inaugura soltanto tale adempimento. Non realizza completamente l’escatologia dell’Antico Testamento in una fase sola, in un evento puntuale, ma propone invece due tempi, due fasi, la prima venuta e la seconda venuta: la prima spirituale, la seconda anche materiale; la prima per “fede” e la seconda anche per “vista”. Solo alla Sua seconda venuta infatti Cristo completerà l’adempimento delle profezie dell’Antico Testamento relative alla Sua vittoria contro ogni opposizione. Solo alla “Parusia” Cristo consumerà il Suo piano, stabilendo il Suo Regno definitivamente, anche in maniera visibile. I Suoi stessi discepoli solo alla fine dei Vangeli riusciranno ad afferrare questa verità, ossia dopo la crocifissione e la resurrezione di Gesù. Solo allora, essi capiranno la vera natura del ministero di Gesù quale servo sofferente di Isaia e quindi capiranno la Sua vittoria sui nemici spirituali.
Bibliografia consigliata:
- Beale, G. K., and Benjamin L. Gladd. The Story Retold: A Biblical-Theological Introduction to the New Testament. Downers Grove, Illinois: IVP Academic, 2019.
- Kruger, Michael J., ed. A Biblical-Theological Introduction to the New Testament: The Gospel Realized. Wheaton, Illinois: Crossway, 2016.
- Hoekema, A. A., La Bibbia e il futuro, Caltanissetta: Alfa e Omega edizioni, 2016.
Tematiche: Teologia biblica
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