Quale è il significato della “santa cena”?
Traduzione di Manuel Morelli dal libro:Dever, Mark, Jonathan Leeman, and James Leo Garrett. Baptist Foundations: Church Government for an Anti-Institutional Age, B&H Academic, 2015, pp. 131-136.
Intro
Se il battesimo serve come rituale di ingresso del cristiano nella chiesa, la Santa Cena serve come segno regolare del Vangelo. Come per il battesimo, il Vangelo è l’elemento primario attraverso il quale dobbiamo interpretare il significato della Santa Cena. Nella storia della Chiesa molte idee sbagliate relative al significato della Santa Cena sono state proposte ogni volta che il rito è stato separato dall’efficacia della morte di Cristo per i peccatori sulla croce. Ma quando concepiamo la Santa Cena attraverso le lenti del Vangelo, come mezzo utile sia per ricordare il sacrificio di Cristo che per ricordare gli uni agli altri della sua sufficienza salvifica, allora riceviamo un corretto orientamento relativo alla Santa Cena. Così come per il battesimo, anche per la Santa Cena la chiave per accedere ad una corretta teologia è la persona e l’opera di Cristo. la santa cena è la cena del Signore Gesù! Egli determina ciò che noi pensiamo e sperimentiamo tramite questo sacramento. In qualità di capo della comunità della Nuova Alleanza, Cristo ha l’autorità per regolamentare la Santa Cena affinché sia correttamente realizzata nella chiesa fino al suo ritorno.
La Cena del Signore è differente dal battesimo in questo punto importante: la Cena non guarda soltanto al passato (ricordandoci della morte del nostro Signore per noi) e al presente (mentre ricordiamo che Gesù è sempre pronto a perdonarci); ma la Cena ha anche un orientamento al futuro. Con l’Eucaristia noi sperimentiamo un’anticipazione del pasto con Gesù che è proiettato al banchetto nuziale al quale la chiesa parteciperà con l’Agnello di Dio nei Nuovi Cieli e Nuova Terra. Questo triplice orientamento passato-presente-futuro della Cena è molto importante. I cristiani hanno costantemente bisogno di consolazione e speranza nel sapere che Gesù è sempre con loro al presente e che sarà sempre con loro per l’eternità. La Santa Cena è proprio il mezzo di grazia che infonde speranza e produce consolazione. La Santa Cena è un pasto comunitario, di comunione. È una festa in famiglia, non deve essere consumata in isolamento, individualmente, ma deve essere celebrata esclusivamente con la comunità. Tramite questo pasto comunitario viene rafforzata la fede di ciascun membro di chiesa poiché insieme guardiamo Gesù Cristo nel presente, ci basiamo sulla sua opera completa in nostro favore realizzata nel passato, sapendo che Egli ci prenderà con sé per stare per sempre con lui nel futuro.
Ancora una volta, la seguente discussione comincerà dove tutte le dottrine e le pratiche cristiane dovrebbero cominciare: dalla Bibbia.
La Santa Cena nei vangeli sinottici (Matteo, Marco, Luca)
Tre testi paralleli descrivono l’istituzione dell’Eucaristia nei Vangeli sinottici: Matteo 26:26-29, Marco 14:22-25, Luca 22:14-20. Il racconto di Matteo e di Marco sono molto simili, mentre quello di Luca ha degli elementi particolari. La versione di Luca è molto simile al racconto di Paolo di 1 Corinzi 11:23-26. Il nostro scopo al momento non è quello di investigare le somiglianze e le differenze, ma invece è quello di evidenziare i temi centrali relativi alla Cena del Signore.
Nei Vangeli sinottici sei temi principali sono degni di nota:
- la connessione tra la Cena del Signore e la Pasqua;
- l’aspetto simbolico del rituale;
- la dimensione pattizia dell’Eucaristia;
- l’enfasi sull’espiazione;
- la prospettiva escatologica;
- la natura comunitaria del pasto.
Questi sei temi non sono scorrelati l’uno dall’altro. Essi sono connessi, si sovrappongono perfino a volte. Ora ci preoccupiamo di commentarli uno per uno.
- Primo, molti teologi concordano che la Cena del Signore è un pasto Pasquale. infatti, la connessione è esplicita. Gesù dichiara: “ grandemente desiderato di mangiare questa Pasqua con voi prima che io soffra” (Luca 22:15; Matteo 26:17-19; Marco 14:12-16; Luca 22:13). Ciò che è particolarmente significativo è la connessione teologica tra la Pasqua è la Santa Cena. La Pasqua richiama il grande evento salvifico della storia di Israele che come nazione fu riscattata dalla schiavitù in Egitto (Esodo 12-14). Per essere risparmiato dalla morte provocata dall’ Angelo del Signore, ogni israelita doveva applicare il sangue dell’agnello pasquale alle porte della propria casa.
Inoltre, è importante notare che la Pasqua anticipa una liberazione ancora più grande: la redenzione definitiva e il nuovo esodo che avrebbero preso luogo tramite la morte di Gesù Cristo (Isaia 11:11-15; 40:3-11; 42:16; 43:2,5-7,16-19; 48:20-21; 49:6-11; 51:10). Tramite il sangue di Gesù il suo popolo è salvato dalla distruzione proprio come Israele fu salvato dalla distruzione dell’Angelo della decima piaga. Anche se non tratta specificamente della Santa Cena, l’Apostolo Paolo presenta la stessa nozione dicendo: “Cristo la nostra Pasqua è stato sacrificato” (1Co 5:7).
Uno dei temi centrali della Pasqua è il ricordo, il ricordare. Parte del rituale ufficiale era motivato dal fatto che i bambini di Israele avrebbero chiesto in futuro ai loro genitori nelle generazioni seguenti cosa significava la Pasqua (Esodo 12:26-27). Il ricordare avrebbe assicurato ad Israele la verità che Dio era con loro, donandogli forza per fidarsi di lui nel presente e nel futuro. Invocando la tradizione della Pasqua, allo stesso modo Gesù ordina ai suoi discepoli di ricordarsi costantemente della sua morte (Luca 22:19; 1Co 11:24-25). L’obiettivo del ricordare non è meramente quello di richiamare alla memoria un evento passato sterile e lontano, con atteggiamento malinconico e depresso senza nessun significato attuale, ma è quello di ricordarsi come Gesù salva il suo popolo dalla schiavitù del peccato affinché essi possano essere liberi di amarlo e ubbidire a lui nel presente.
- Secondo, L’Eucaristia è un rituale figurativo e simbolico. “Gesù prese il pane, lo benedisse e lo spezzò, lo diede ai suoi discepoli e disse: prendete e mangiate; questo è il mio corpo” (Matt 26:26; Marco 14:22; Luca 22:19). Il pane usato nella Santa Cena rappresenta il corpo di Gesù. Storicamente, il significato di queste parole è stato oggetto di un intenso dibattito. La Chiesa Cattolica Romana interpreta tali parole per definire la dottrina della transustanziazione, che afferma che gli elementi diventano effettivamente, letteralmente, realmente il corpo e il sangue di Gesù. Anche Martin Lutero sostenne una cosa simile discutendo contro Zwingli: Lutero pensava che la frase “questo è il mio corpo” andasse interpretata letteralmente e non simbolicamente, anche se non promosse in maniera attiva la transustanziazione. La posizione luterana che si sviluppò fu la consustanziazione, la quale sostiene che la presenza di Cristo è “con, in, oltre” la sostanza del pane e del vino. Entrambe le interpretazioni falliscono nel concepire la Santa Cena come un rituale simbolico. Gesù usò un linguaggio figurativo, indicando che il pane rappresenta il suo corpo che avrebbe offerto alla sua morte. Gesù “spezzò” il pane rappresentando il suo corpo che sarebbe stato “spezzato” alla sua morte. Egli stava donando la sua vita per la salvezza dei suoi discepoli. In altre parole, il suo corpo sarebbe stato il loro “ cibo” che li avrebbe sostenuti per la vita eterna. Loro avrebbero dovuto “mangiare” il pane della vita, trovando la loro vita nella sua morte attraverso la fede nella sua opera di salvezza. Se non avessero partecipato alla sua morte mangiando (ossia credendo) essi non avrebbero tratto i benefici da ciò che Cristo avrebbe fatto per loro.
Il carattere simbolico e figurativo delle azioni di Gesù è confermato dal calice. Gesù prese il calice e invitò i suoi discepoli a bere da esso (Matteo 26:27), spiegando che il vino “è il mio sangue della nuova Alleanza” (Matt 26:28; Marco 14:23-24). Il vino rappresenta il sangue di Gesù che è stato versato per stabilire la sua alleanza con coloro che gli appartengono. Il racconto di Luca conferma la lettura simbolica, poiché Gesù dice: “Questo calice è il nuovo patto nel mio sangue” (Luca 22:20; 1Co 11:25). Certamente Gesù non intendeva dire che il calice in se stesso è letteralmente la Nuova Alleanza. Egli intendeva dire che il calice rappresenta il nuovo patto. Quindi necessariamente dobbiamo applicare la stessa regola interpretativa quando Gesù si riferisce al pane che rappresenta il suo corpo. Il vino nel calice rappresenta il sangue di Cristo, il sangue che inaugura la Nuova Alleanza.
- Terzo, l’Eucaristia ha un carattere pattizio. Gesù disse: “perché questo è il mio sangue, il sangue del nuovo patto che è sparso per molti per il perdono dei peccati” (Matt 26:28; Marco 14:24; Luca 22:20). Il patto che Dio fece con Israele al Monte Sinai fu stabilito attraverso sacrifici e l’aspersione del sangue animale sull’altare e sul popolo (Esodo 24:5-8). Similmente, Gesù inaugura la Nuova Alleanza versando il suo sangue. Luca usa il termine “Nuova Alleanza” (vedi anche 1Co 11:25). La Santa Cena evoca la promessa della Nuova Alleanza di Geremia 31:31-34 dove Yahweh promise di stabilire una futura nuova alleanza con il suo popolo e di scrivere la sua legge nei loro cuori e menti. Dio promise inoltre il perdono dei peccati definitivo e finale. I sacrifici del vecchio patto del Sinai chiaramente non potevano provvedere tale perdono pieno e definitivo: un sacrificio superiore era necessario (Ebrei 7:1-10:8). Gesù Cristo è venuto per stabilire quella Nuova Alleanza profetizzata in Geremia. Cristo è il perfetto sacrificio realizzato una volta per tutte che provvede pieno e definitivo perdono dei peccati.
- Quarto, La santa cena enfatizza il perdono dei peccati e l’opera di espiazione di Cristo sulla croce. Il focus sull’espiazione è già stato considerato anche in altri temi già analizzati. La grande liberazione data alla Pasqua puntava in avanti alla sacrificio pasquale di Cristo.
Ma come Gesù salvò il suo popolo? Gesù non ha liberato la Palestina dai Romani come fece Yahweh salvando Israele dagli egiziani! Gesù non ha ripulito la Giudea dai suoi nemici occupanti. Ma Gesù ha liberato Israele morendo per il suo popolo. Come questo potrebbe liberare qualcuno? Così come il sangue della Pasqua risparmiò Israele dalla distruzione dell’ Angelo del Signore, così il sangue di Gesù risparmia tutti coloro che credono in lui dalla punizione che Dio infliggerà ai malvagi nel giorno del giudizio. In questo senso la morte di Gesù è espiatrice, perché Gesù provvede perdono per il suo popolo e lo salva dal giudizio divino.
Abbiamo già visto che la Nuova Alleanza è strettamente correlata al perdono definitivo dei peccati. Yahweh promette in Geremia 31:34: “Poiché io perdonerò la loro iniquità e non mi ricorderò più del loro peccato”. Questo perdono finale è realizzato nella morte di Gesù. Gesù dichiara nell’ultima cena: “questo è il mio sangue, il sangue del nuovo patto che è sparso per molti per il perdono dei peccati” (Matt 26:28; Marco 14:24; Luca 22:20). La santa cena è una festa di ringraziamento perché in essa viene ricordata la purificazione definitiva del peccato per la quale ci rallegriamo. I credenti si ricordano con la Santa Cena che essi non possono salvarsi da soli, ma Gesù ha donato la sua vita affinché i loro peccati possano essere perdonati per sempre. Gesù ha pagato la pena che i peccatori meritavano di scontare.
- Quinto, la Santa Cena ha una prospettiva escatologica. Il rituale mira alla consumazione finale del regno di Dio, alla realizzazione definitiva del regno messianico, ad un giorno in cui non ci sarà più pianto e lamento. Gesù dichiara: “ Ed io vi dico, che da ora in poi io non berrò più di questo frutto della vigna, fino a quel giorno in cui io lo berrò nuovo con voi nel regno del Padre mio” (Matt 26:29; Marco 14:25; Luca 22:18). La Santa Cena non solo guarda indietro a ciò che Gesù ha fatto versando il suo sangue per il suo popolo, ma Inoltre guarda avanti alla gioia che i credenti sperimenteranno nel regno definitivo di Dio. La Santa Cena è retrospettiva e anche prospettiva. La Cena anticipa il giorno in cui la gioia sarà completa, quando i credenti festeggeranno al banchetto messianico eterno (Isaia 25:6-8). Il punto è che la Pasqua di Gesù che stabilisce la Nuova Alleanza è il mezzo tramite il quale la grande promessa per il futuro è assicurata. Il sacrificio passato di Gesù provvede perdono per i peccati e gioia futura, e pertanto i credenti sono rafforzati nel presente per poter condurre le loro vite all’insegna del regno di Dio.
- Sesto, la Santa Cena è un rito di comunione comunitaria. I discepoli mangiano il pane insieme in comunità (Matt 26:26; Marco 14:22; Luca 22:19). Loro non mangiano da soli nelle proprie case, non mangiano da soli con le loro famiglie, ma mangiano insieme nell’ assemblea. Gesù disse del calice: “Bevetene tutti” (Matt 26:27), “Poi prese il calice e rese grazie, lo diede loro, e tutti ne bevvero” (Marco 14:23; vedi anche Luca 22:17). La Cena del Signore non è meramente un pasto dove io celebro ciò che Gesù ha fatto per me. Al contrario, è un pasto comunitario con cui il popolo di Dio, la chiesa di Gesù Cristo, ringrazia per ciò che Gesù ha fatto per loro. Una nuova famiglia è stata creata attraverso il sangue del Salvatore.
Tutti questi temi presentati qui rapidamente hanno come cuore centrale il perdono dei peccati in Cristo. Gesù ha liberato il suo popolo come Pasqua nel suo sangue. Il calice rappresenta il suo sacrificio per il suo popolo. La Nuova Alleanza è realizzata attraverso il suo sangue, la gloria escatologica futura diventa realtà a motivo del perdono dei peccati definitivo. Non esiste comunità senza perdono, poiché la chiesa di Cristo è composta da peccatori perdonati.
Tematiche: Ecclesiologia, Teologia sistematica
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