Il Regno di Dio: messaggio, predicazione e discepolato
Si ringrazia Lorenzo Falcone per la traduzione della porzione di libro:
LA PREDICAZIONE DI GESÙ
Il messaggio fondamentale di Gesù, “il Regno di Dio è vicino“ (Marco 1:15) ha delle profonde implicazioni per la storia biblica e per la storia dell’umanità. La Bibbia conferma che Dio regna supremo (Esodo 15:18). Lui è il Signore sovrano dell’universo. Tutto esiste Grazie a lui e per la sua gloria. L’essere umano rappresenta la sua creazione e riflette la sua immagine (Genesi 1:26-27; Salmo 8).
Allo stesso tempo, la storia della Bibbia parla anche di tragedia e di alienazione. Adamo ed Eva, testati dal maligno, hanno rifiutato la sovranità di Dio e hanno disubbidito ai suoi comandi. La natura umana entrò così in uno stato di perdizione, con il conseguente giudizio. La buona creazione di Dio fu posta sotto una maledizione (Genesi 3). Il peccato, la sofferenza, la malattia, il decadimento, la povertà e la morte diventarono costanti dell’esistenza dell’uomo.
Il messaggio del Regno, tuttavia, ci dice che la storia dell’uomo non è un infinito ciclo di peccato, sofferenza, morte; con la redenzione di Cristo la storia non è più circolare, ma lineare, con un inizio, un decorso ed una fine. Dio ha iniziato la storia e lui la finirà, perché lui è il sovrano signore dell’universo. Alla fine, l’eschaton, è infatti un nuovo inizio, la restaurazione della creazione come era intesa inizialmente. L’annuncio di Gesù “il Regno di Dio è vicino” significa dunque che la fase finale è iniziata; il piano di Dio di relazione e di restaurazione sta entrando nella sua parte più importante e nella sua fase più decisiva.
LA PRESENZA DEL REGNO
Il regno di Dio è presente oggi non perché l’autorità di Dio sia riconosciuta universalmente, ma perché ora possiamo avere una relazione con Dio grazie al suo atto di redenzione. Il messaggio di Gesù è un invito a pentirsi e ad essere parte del Regno, di sottomettersi all’autorità di Dio per vivere sotto al suo governo. È un invito a riorientare la tua vita non più su te stesso, ma su Dio.
Il concetto di Regno di Dio non è solo presente, ma è anche futuro, perché Gesù parla di un piano che porterà alla restaurazione finale di tutte le cose. Il potere dell’avversario Satana sarà definitivamente annientato, la guarigione totale renderà l’umanità caduta rinnovata, grazie all’offerta di perdono il potere del peccato verrà cancellato e alla fine la sua presenza sarà completamente estirpata.
Questi concetti del Regno ci dicono che il potere di Dio è in mezzo a noi, che la realizzazione del Regno Messianico (escatologico) è già in corso e che la sua consumazione finale sta arrivando.
Infine, la morte di Gesù sulla croce servirà come prezzo di riscatto per il peccato (Marco 10:45), rompendo il ciclo infinito di morte e riportando l’umanità ad una eterna relazione con Dio.
L’AUTORITÀ DI GESÙ NEL REGNO E IL PREZZO DEL DISCEPOLATO
Avendo annunciato il Regno di Dio, Gesù intende stabilire una comunità di seguaci che vorranno essere parte del Regno di Dio. Due temi emergono nella narrativa della chiamata dei primi discepoli (Marco 1:14-20). Il primo è l’autorità di Gesù, un tema che intercorre in tutto il Vangelo di Marco. Tramite l’approccio armonico dei Vangeli sinottici, si potrebbe arrivare alla conclusione che Gesù ebbe incontri precedenti con i quattro discepoli (Giovanni 1:40-42). Ma questo non è rilevante nella storia di Marco. Secondo Marco, la loro risposta a seguire Gesù non derivava semplicemente dall’aver visto i suoi miracoli. Ma derivava dalla risposta alla sua Parola: Gesù parlava e le persone obbedivano. La sua travolgente presenza e autorità richiedeva una risposta. Attraverso le sue parole, Gesù trasmette la sua autorità divina.
Quando Gesù parla, i demoni si fanno da parte, la sofferenza viene curata, la tempesta si calma, e gli esperti nei dibattiti vengono lasciati senza parole; le parole e gli atti di Gesù dimostrano l’autorità di Dio.
Il secondo tema è la volontà dei discepoli a lasciare tutto per seguire Gesù. Diventare discepoli ha un costo. In una narrativa parallela dell’Antico Testamento, la chiamata di Eliseo da parte di Elia, Eliseo chiede e gli viene (apparentemente) concesso il permesso di tornare a casa e salutare i suoi parenti (1 Re 19:19-21). Nella narrativa di Marco invece, Giacomo e Giovanni semplicemente lasciano le loro reti nella barca per seguire Gesù all’istante. Questo sarebbe scioccante, addirittura blasfemo, nel contesto del primo secolo dove onorare i genitori era il più grande dei valori (Esodo 20:12, Deuteronomio 5:16, Proverbi 23:22).
Questo è però indice del fatto che i requisiti del Regno di Dio sono radicali. Non involvono semplicemente lasciare i beni e la famiglia, ma anche rinunciare a se stessi, prendendo la propria croce e seguendo Gesù. Questo passaggio ha delle profonde implicazioni per i credenti oggi. Cosa significa, specialmente per quelli che posseggono beni, alte cariche, potere, lasciare tutto e seguire Gesù? Questa è la chiamata ai discepoli di oggi, proprio come lo era ai giorni di Gesù.
Tematiche: Teologia biblica
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